giovedì 15 maggio 2008

VIOLENZA GIOVANILE

Nel ricercare le cause di un fenomeno, si può arrivare a esprimere un giudizio allo stesso modo in cui, essendo ceduto un ponte, si sceglie - tra quanti lo stavano percorrendo al momento del crollo - un solo individuo, imputando al suo peso singolo la causa del disastro.
Da parte mia, senza considerare tutti i fattori che contribuiscono a determinare tragedie come quella avvenuta in questi gironi a Niscemi - che ha visto come vittima una ragazzina di quindici anni - voglio sottolineare solamente il fenomeno dell’”ADULTISMO ANTICIPATO”, che caratterizza oggi la fascia degli adolescenti.
Faccio riferimento a quei giovanissimi (anche di 12 o 13 anni !) che, anticipano il ruolo che in genere si può vivere da adulti. I segnali del fenomeno sono - oltre al fumo e all’abbigliamento “alla moda” - il mezzo di trasporto, la discoteca, le feste fino a tarda notte, il bicchiere di birra in mano, il sesso. È facile scorgere questo “popolo di appena adolescenti”, in alcune strade cittadine, il sabato (specialmente nella fascia oraria 15-17 e intorno alla mezzanotte).
Molti di questi giovanissimi, si affacciano nella nuova realtà dell’”adultismo anticipato”, spinti anche dai modelli che assorbono dalla TV (basta vedere i programmi a loro rivolti, in cui amori, amorazzi e violenza sono gli ingredienti principali).
“Liberati” dalle poche regole ancora rimaste nelle famiglie, gli adolescenti, così, cercano di imitare gli adulti, di avere le loro storie, ma con le capacità che si possono ritrovare alla loro età, caratterizzata da euforia, esibizionismo, voglia di affermazione e di protagonismo, immaturità, spericolatezza, incoscienza.
Se consideriamo anche la normalità con cui si vive, oggi, la violenza nella nostra società (a cominciare da come ci s’insulta in TV), fatti simili a quelli di Niscemi ci sorprenderanno sempre meno.

1 commento:

Giorgio Cacciabue ha detto...

L'omicidio non è un fenomeno statisticamente rilevante fra i giovani, almeno per adesso. I giovani di Niscemi sono mostri, sono criminali e la comunicazione dovrebbe usare questi termini non soltanto "giovani", ma giovani mostri, giovani criminali. In alcuni Paesi c'è la pena di morte per i minorenni perchè non è l'età anagrafica che conta ma la capacità di intendere e di volere che non si acquisisce ad un'età determinata. Questi criminali dovrebbero restare in galera per almeno 30 anni per studiare loro le ragioni del crimine commesso e chi parla di perdono dovrebbe essere messo in galera insieme a loro per avviarli alla rieducazione.